#VORREI…MANONPOSSO
EMERGENZA COVID19: AL FIANCO DI CARITAS E DI CHI NON HA CASA
Nel pieno dell’emergenza, Fondazione Paolo Bulgari ha scelto di sostenere lo sforzo straordinario compiuto dalla Caritas di Roma per trasformare le strutture di accoglienza notturna in spazi protetti funzionanti tutte le 24 ore e potenziare i servizi delle mense.
“La preoccupazione più grande – spiegano gli operatori della Caritas – è riuscire a garantire la giusta distanza tra gli ospiti per evitare un possibile contagio non solo durante l’accoglienza notturna ma nelle 24 ore. Ciò è attuabile solamente distribuendo il numero delle persone accolte in altri ambienti protetti. Le misure di sicurezza messe in atto dalla Caritas di Roma prevedono, pertanto, l’individuazione di altre strutture da allestire e rendere idonee ai bisogni primari della persona”. I fondi stanziati dalla Fondazione hanno permesso in particolare di allestire una nuova struttura di accoglienza a Sacrofano per dare un tetto a una novantina di persone, e di potenziare la foresteria già esistente all’interno della Cittadella della Carità, rendendo disponibili altri 48 posti letto. Grazie all’intervento è stato possibile ampliare l’offerta e garantire al contempo maggiori situazioni di sicurezza nell’Ostello don Luigi Di Liegro di via Marsala, il più grande centro di accoglienza notturna della Capitale.
Roma, 16 marzo 2020. “Qualche anno fa l’Istat ha calcolato che a Roma vivano qualcosa come ottomila persone senza fissa dimora, ma la nostra esperienza ci dice che potrebbero essere molti di più. E la loro situazione si fa sempre più drammatica con il passare delle ore – racconta al telefono Gennaro di Cicco, responsabile della raccolta fondi della Caritas Roma – Sul fronte dell’alloggio siamo preoccupati dal rischio contagio nelle nostre strutture. Per questa ragione abbiamo deciso di tenerle aperte per tutte le 24 ore (in genere sono attive dalle 17,00 alle 9,00 del mattino) per evitare che si espongano al rischio durante il giorno. Ci stiamo anche adoperando per far mantenere il più possibile le distanze tra gli ospiti, impresa non scontata perché si tratta perlopiù di persone vittime di un disagio cronicizzato dalla vita di strada. Il nostro impegno in queste ore concitate è volto a diradare le presenze all’interno del grande Ostello di Via Marsala intitolato a don Luigi di Liegro aprendo un nuovo centro a Sacrofano che ospiterà un centinaio di persone e ampliando altre strutture esistenti. In questo modo potremo aumentare la capienza e insieme diminuire le occasioni di contatto”. Anche sul fronte alimentare la situazione è critica: “La richiesta di cibo è raddoppiata perché tutte le piccole realtà – associative, parrocchiali e private di mutuo aiuto (ad esempio bar e ristoranti) – hanno chiuso o stanno chiudendo, e i senza tetto si riversano in massa sull’Emporio della Caritas. Se normalmente riforniamo mille persone al mese, ora siamo arrivati a quasi duemila presenze e stiamo acquistando pasti da asporto per moltiplicare la nostra capacità di rispondere alle richieste”. Nei giorni segnati dall’emergenza virus ha continuato a lavorare a pieno regime anche lo storico ambulatorio di Via Marsala: “stiamo facendo un grande lavoro di monitoraggio. Finora, per fortuna, tutte le persone sospette sono risultate negative ai test, ma abbiamo grande bisogno di dispositivi di sicurezza e disinfettanti. Anche per questo abbiamo lanciato l’appello #vorreimanonposso, e la città per fortuna sta rispondendo con generosità”.
Sono 38.580 i “nuovi poveri” che si sono rivolti per la prima volta ai centri della Caritas italiana tra il 9 e il 24 aprile, più del doppio rispetto al periodo pre-emergenza. Chiedono aiuto, ascolto, cibo, indicazioni per le mense, soldi per pagare le bollette l’affitto, chiedono indicazioni per le partiche di sostegno e per trovare lavoro. Ma accanto a questi numeri inquietanti c’è anche il dato, positivo, che aumentano i volontari under 34 anni. Sono alcuni dei dati dell’indagine, svolta attraverso un questionario destinato ai direttori/responsabili Caritas, con cui l’organizzazione pastorale della Cei (Conferenza episcopale italiana) ha cercato di tracciare il cambiamento nei bisogni dei nuovi poveri, le loro fragilità e le richieste intercettate nei Centri di ascolto e/o servizi Caritas. Capire come mutano gli interventi e le prassi operative sui territori; quale è l’impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori.
I dati del primo monitoraggio si riferiscono a 101 Caritas diocesane, pari al 46% del totale. Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, l’organizzazione ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, svolgendo un ruolo di collegamento, informazione, animazione e consulenza. Grazie al suo essere radicata nel territorio e punto di riferimento per i più poveri, ha mantenuto la regia di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove.
“Cresce – si legge nella nota diffusa dalla Caritas – la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro”.
Caritas Italiana riporta poi un “dato confortante”: il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli. Il monitoraggio svolto conferma che nel 59,4% delle Caritas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzionali. “Purtroppo – viene rilevato nella nota – 42 tra volontari e operatori sono risultati positivi al Covid-19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi”.
Gli interventi messi in campo riguardano: servizi di ascolto e accompagnamento telefonico o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto. Diverse diocesi hanno poi messo a disposizione strutture per l’ospitalità: in particolare ad oggi sono 68 le realtà in 48 diocesi per quasi 1.450 posti destinati a medici e infermieri, 46 strutture in 34 diocesi dedicate a persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture in 42 diocesi per oltre 1.200 posti per l’accoglienza di persone senza dimora.