Internazionale, giovedì 1° agosto 2024

di Francesco Erbani

“Prima rompevamo tutto”. E perché? “Perché non c’era niente”. E ora? “Ora no, perché l’hanno aggiustato e perché è bello”. Alessandro (nome di fantasia), 11 anni, abita a Tor Bella Monaca, estrema periferia est di Roma. Come tanti bambini, il suo divertimento a largo Mengaroni – uno spazio grande almeno un paio di campi di calcio, l’unica piazza di un quartiere di edilizia residenziale pubblica di 26mila abitanti – era fare a pezzi le panchine di cemento e mirare con la fionda ai lampioni, mentre intorno rombavano le moto, minaccioso simbolo criminale e sfondo sonoro per lo spaccio. Nessuno si prendeva cura di largo Mengaroni, perché mai avrebbe dovuto farlo lui.

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