Dal 13 al 15 maggio va in scena a Roma, e in diretta streaming su Facebook, la sesta Biennale dello spazio pubblico, interamente dedicata quest’anno alle buone pratiche che intendono rimettere al centro della scena urbana i bambini, le scuole, il gioco. Quasi un centinaio gli ospiti collegati da tutto il mondo, decine le esperienze illustrate e dibattute dagli esperti con l’obiettivo di raddrizzare le città utilizzando il metro dell’infanzia. Nella convinzione che una città ad altezza di bambino è una città che funziona meglio per tutti.

«Nei mesi drammatici del lockdown e del distanziamento sociale tutti quanti abbiamo sofferto la mancanza della vita all’aperto, degli spazi pubblici, dello stare insieme – ricorda Domenico Cecchini, presidente di Inu Lazio e uno degli ideatori della manifestazione – Chi ne ha risentito di più, tuttavia, sono stati proprio i bambini e le bambine privati dei loro luoghi quotidiani di incontro, di crescita e di socializzazione. Proprio dalla loro fantasia e dal loro entusiasmo, dagli arcobaleni esposti in tutto il Paese su balconi e finestre, è venuto il primo messaggio di speranza. Un messaggio che ci deve impegnare tutti a costruire città più accessibili e inclusive, e che abbiamo voluto mettere al centro di questa nuova edizione della Biennale».

Molto ricco e vario il programma degli incontri e dei temi affrontati durante la Biennale. Si passa da una riflessione sulle sfide della prossimità urbana (la città in 15 minuti), a un confronto sulla coprogettazione delle scuole all’aperto; dalla ricostruzione ricca e articolata del rapporto tra politiche educative e urbane a Torino negli ultimi vent’anni, all’analisi della funzione trasformativa delle attività ludiche, in città, nella scuola, all’interno dei musei, con il contributo di urbanisti, architetti, educatori, attivisti, associazioni culturali. Cesare Moreno illustra le attività dei maestri di strada. Francesco Tonucci, Franco Lorenzoni, Paola Stolfa e Fermin Blanco dibattono su gioco, scuola e città. Sabato 15, a mezzogiorno, Carlo Cellamare e Claudia Bernabucci illustrano il cantiere di rigenerazione educativa CRESCO promosso dalla Fondazione Paolo Bulgari.

Pietro Garau, Fabiola Fratini e Andrès Borthagaray propongono infine di fare della città materia di insegnamento, uno strumento di formazione per la cittadinanza attiva. «Bisogna trovare dei modi per ricucire lo scollamento tra i professionisti dell’urbanistica da una parte e i cittadini dall’altra – spiega Garau, urbanista, una vita passata negli uffici di UN Habitat – che vedono l’urbanistica come una scienza arcana, una rigida imposizione di regole che non capiscono. È fondamentale suscitare nei più giovani una nuova passione per la città, per renderli cittadini più consapevoli, attivi, ed esigenti. Di qui l’idea di proporre la città come materia di insegnamento, per tornare a studiare insieme alle nuove generazioni lo spazio pubblico e il fenomeno urbano».

“Nessuna città è governabile se alleva dei cittadini che non la sentono propria”, diceva Paul Goodman.