“La fuga dei cervelli è un bene se è una scelta, un male se è un obbligo. Per molti anni è stato obbligo, quindi il sistema non funzionava. I nostri ricercatori andavano fuori perché il nostro non è un sistema inclusivo, inoltre è eccessivamente burocratizzato”, ha detto il neo Ministro dell’Università e la Ricerca Gaetano Manfredi nel corso della sua prima uscita pubblica in occasione di un convegno dell’Unione Industriali. Il Ministro ha inoltre annunciato che un emendamento al decreto Mille proroghe punterà alla stabilizzazione di 1600 ricercatori di tipo B. «Scommettere sul futuro implica investire sulle persone e serve volontà politica. Per farlo dobbiamo ripartire dai giovani. Il primo segnale che il governo darà sarà questo piano straordinario sui ricercatori». Il Mattino
Il rapporto annuale ISTAT 2019 evidenzia come il saldo migratorio degli italiani con l’estero sia costantemente negativo dal 2008 e sempre più caratterizzato dalla presenza di giovani istruiti: circa metà dei 420 mila residenti persi in dieci anni sono persone dai 20 ai 34 anni (208 mila), e di questi, due su tre sono in possesso di un livello di istruzione medio-alto. Il fenomeno riguarda tutte le regioni italiane: in assoluto la Lombardia ha ceduto ad altri paesi più risorse qualificate (-24 mila giovani residenti), seguita dalla Sicilia (-13 mila), dal Veneto (-12 mila), dal Lazio (-11 mila) e dalla Campania (-10 mila).
Le regioni italiane più colpite dalla fuga di cervelli all'estero
Davvero drammatica appare infine l’emorragia di “capitale umano” dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Centro-Nord: negli ultimi dieci anni dal Sud si sono spostati circa 483 mila giovani di 20-34 anni contro i 174 mila che, invece, hanno percorso la rotta inversa. Dei 309 mila giovani “perduti”, 117 mila hanno una laurea (38%) e 132 mila un diploma (43%). “Cedendo risorse qualificate, senza altrettanto riceverle – è il commento di ISTAT – il Mezzogiorno vede fortemente limitate le proprie possibilità di sviluppo”. Il Rapporto mostra inoltre come negli ultimi dieci anni il flusso di migranti interregionali con un basso livello di istruzione (fino alla licenza media), si sia ridotto del 30,8%, mentre gli spostamenti delle persone con un alto livello di istruzione (almeno la laurea) siano aumentati ben del 53%.
Per approfondire: Rapporto annuale ISTAT 2019