Che il mestiere degli insegnanti sia straordinario ce lo dice il termine stesso insegnare – dal latino insĭgnare, propr. «imprimere segni (nella mente)» -, tuttavia tale straordinarietà sembra in Italia condannata ad un eterno precariato, tanto in termini economici quanto di certezza dell’incarico.
Gli stipendi dei professori italiani sono molto al di sotto della media OCSE: l’ultimo rapporto Education at glance 2019 curato dall’Ocse mostra ad esempio come, per un maestro delle elementari con 15 anni di esperienza il salario sia di 36.604 dollari, contro una media Ocse di 42.078 dollari. A fine carriera si arriva a 44.468 dollari, contro una media Ocse di 55.364. Ed il divario sale per le medie e le superiori.
Si prevede che vengano banditi a breve tre concorsi (la pubblicazione era prevista entro fine Febbraio, ora è slittata verosimilmente a Marzo): si parte con un concorso straordinario per 24 mila posti con i vincitori che andranno in cattedra entro il 1 settembre, poi un concorso ordinario per la scuola secondaria di I e II grado e infine un concorso ordinario per la scuola dell’infanzia e primaria. “Il ministero dell’Istruzione ha vissuto di emergenze, non è mai stata fatta una degna programmazione di quanti andavano in pensione, su quali classi di concorso, né dove, solo facendola si possano programmare concorsi biennali: non è normale avere 1 precario su 5″, ha affermato il ministro dell’Istruzione Azzolina.
E in effetti non c’è niente di più auspicabile che avere una società in cui si possa dedicarsi ad attività straordinariamente importanti, quali quella dell’insegnante, con la stabile sicurezza del luogo di svolgimento della propria opera e con il riconoscimento economico a questa dovuta.