Fabrizio Zilibotti, titolare della cattedra di Economia Internazionale e Sviluppo Economico all’Università di Yale, ci consegna sul Sole 24 Ore del 2 aprile scorso un’analisi sulle possibili strategie da adottare per rispondere alla crisi da Covid19, al di là delle misure emergenziali, in cui l’istruzione assume un ruolo centrale. “Le risorse pubbliche sono importanti, ma anche scarse, e devono essere usate in modo mirato per favorire una riconversione del sistema produttivo verso beni e servizi socialmente utili” ci ricorda.
E in effetti, come la storia ci ha insegnato accadere nei momenti in cui le acque sono tempestose, ciò che è “più utile” viene a galla da sé con la leggerezza dell’evidenza, mentre ciò che è accessorio viene portato giù dallo stesso peso che nel tempo gli è stato assegnato, e il cui “ripescaggio” non potrà che essere sorretto da una domanda che solo un ritrovato benessere – sanitario ed economico – potrà ricostruire. Poi si tornerà verosimilmente a navigare in acque più placide, sebbene, riflette Zilibotti, “quand’anche la crisi immediata dovesse essere gradualmente superata, ci aspettano nei prossimi mesi nuove ondate di infezioni, emergenze e zone rosse, possibilmente in diverse regioni e Paesi del mondo”. La richiesta di beni e servizi socialmente utili – la cui fruibilità è stata drammaticamente ostacolata a causa della scarsità di strumenti e personale – resterà dunque centrale, come sarà centrale la necessità di ricostruire filiere produttive pesantemente danneggiate dalla crisi.
Sembrerebbe dunque affacciarsi un’opportunità di sviluppo più agganciata ai bisogni delle persone, bisogni certamente non nuovi, ma la cui estrema necessità è oggi sentita anche da fasce della popolazione che in “tempi di buona” non ne avrebbero percepita l’urgenza. “Cominciamo dai servizi sanitari e di assistenza alle persone” propone Zilibotti , “dato lo spettro di una crescita senza precedenti della disoccupazione, perché non investire su tali risorse umane?”
Ed ecco che, quando l’analisi economica porta al centro il tema delle risorse umane, il passaggio al tema della formazione è obbligato: istruzione e formazione dovranno essere al centro degli investimenti strategici in quanto beni essenziali in sé, e perché a loro volta possano divenire veicolo di quei beni e servizi socialmente utili di cui c’è estremo bisogno e altrettanta scarsità. Il sostegno all’istruzione dovrà essere allora altrettanto urgente e reale. “Gli effetti sulle generazioni future della chiusura di scuole e università saranno importanti…Yale si è organizzata rapidamente per fornire servizi di docenza online di qualità…ma Yale è un’istituzione “ricca” ci dice senza mezzi termini Zilibotti mentre “un gran numero di centri di Istruzione devono affrontare la stessa emergenza con disponibilità di risorse drammaticamente inferiori”, circostanza che “creerà disuguaglianze enormi che si ripercuoteranno sull’esperienza nel mercato del lavoro delle generazioni future”.
Agire adesso su queste diseguaglianze, e riportare l’educazione, la Scuola, al centro della discussione politica è dunque questione che investe il cuore di una società in cerca di un nuovo assetto. Perché mai come ora è evidente che il capitale umano e quello economico necessitino di una ricongiunzione profonda, e l’articolo citato ci suggerisce con forza che il collante di questa antica frattura stia proprio nell’istruzione.