La storia de La Casa di Alice Ludoteca è lo specchio fedele di come vanno le cose a Tor Bella Monaca. Un intreccio di scelte architettoniche incomprensibili, testarde rivendicazioni popolari, profondo abbandono sociale, miope elargizione di fondi pubblici e riusciti esperimenti di autorganizzazione. Nel racconto micro di uno spazio per bambini, c’è l’affresco macro di un quartiere popolare. Eleonora Santini, attivista e anima della ludoteca, ne ripercorre le tappe, mentre alle sue spalle esplode un carnevale di bambini in maschera e volontari che provano ad organizzarli in una sfilata.

Dal sottomarino giallo alla Casa di Alice

“In origine questi locali erano stati pensati come lavatoi”, racconta, “ma in realtà non sono stati utilizzati per anni ed erano diventati un ritrovo per tossicodipendenti”. Il primo tentativo di riqualificazione di quest’area fu fatto a cavallo del nuovo millennio, nel quadro del programma Urban che portò molti fondi e molta attenzione su Tor Bella Monaca. Nacque così la ludoteca “Il Sottomarino giallo”. L’esperienza, però, non durò molto e si spense definitivamente sotto la giunta Alemanno. “Provarono a mandarla avanti un altro po’”, racconta ancora Eleonora “facendo un nido privato convenzionato la mattina e una ludoteca il pomeriggio, ma non ce l’hanno fatta”. Ancora uno stop, quindi, a cui segue una nuova ripartenza, stavolta autogestita. “La ludoteca è rinata con noi nel maggio del 2015; eravamo tutte mamme, non solo dell’R5 ma anche degli altri palazzi”. L’iniziativa delle ‘mamme dell’R5’, costituitesi in presidio permanente, servì anche per bloccare un tentativo di occupazione dei locali da parte di chi voleva virarli verso un utilizzo politico. “Questa era una ludoteca e deve restare una ludoteca”, sottolinea decisa Eleonora, “perché nel quartiere mancano i luoghi di aggregazione”. L’assenza di spazi capaci di unire le persone è un ritornello martellante nelle parole di chi abita a Tor Bella Monaca. Costruire realtà del genere, però, non è semplice, soprattutto in un quartiere che appare spesso sfilacciato.

Una ludoteca di comunità, oltre i pregiudizi

Nella Casa di Alice, invece, l’alchimia sembra riuscire. Quelle ampie stanze nascoste nella pancia dell’R5 sono sempre in febbrile movimento, grazie ai numerosi volontari che vi orbitano intorno. Eleonora snocciola l’elenco, con la paura di dimenticare qualcuno: “Ci sono Mario Cecchetti del El Chentro Sociale Torbellamonaca, con il progetto Coloronda, e Claudia Bernabucci del Cubo Libro, con i laboratori di lettura e racconto; ci sono i ragazzi del Gruppo Roma 15 CNGEI – Associazione Scout Laica, che fanno diverse attività, e gli insegnanti di Tor Bella Monaca Scuola Popolare, che aiutano i bambini nei compiti; poi ci sono il laboratorio di cucina e quello di manipolazione, le attività creative di New Life for Children e i servizi per adulti, come la bottega solidale, il caf e lo sportello psicologico”. Ed altre iniziative sono in fase di studio, con l’ S.S. Torre Angela con Booklet LeTorri. “Cerchiamo di dare un servizio a 360 gradi, perché ce n’è molto bisogno qui; penso alle tante mamme che lavorano, che non sanno a chi lasciare i figli, o ai nonni che non sanno dove portare a giocare i nipoti”. Uno sforzo che appare ripagato, visto che la ludoteca è spesso piena ed attrae anche collaborazioni importanti, come quella con l’Università La Sapienza di Roma, per il progetto MeMo – Memoria in Movimento, che ha permesso di migliorare ulteriormente gli spazi destinati ai bambini. Una comunità salda e coesa, quindi, che si fa punto di riferimento per il quartiere, provando a migliorarlo da basso. “Io sono nata e cresciuta a Tor Bella Monaca, e credo che ci morirò”. Lo dice sorridendo, Eleonora, ma con il tono di chi la considera un’opzione tutt’altro che infondata. “Questo è un quartiere che attraversa continui alti e bassi; oggi purtroppo ci siamo fatti un pessimo nome, ma le cose succedono anche altrove”. Un pregiudizio difficile da accettare e che rappresenta una delle molle che muovono lei e le altre mamme dell’R5.