Quanto è centrale il dibattito sulla scuola nelle prossime elezioni politiche? Quali sono le proposte dei diversi partiti per rilanciare l’istruzione nel nostro Paese e che peso hanno all’interno dei rispettivi programmi elettorali?

Questi interrogativi riflettono la preoccupazione di una Fondazione fortemente impegnata sui temi della scuola e in particolare della sfida educativa nei territori di frontiera.

La Fondazione Paolo Bulgari è infatti  convinta che scuola e università debbano stare realmente al centro dell’agenda politica perché rivestono un ruolo sempre più strategico nello sviluppo del capitale umano, e perché il loro buon funzionamento è la premessa indispensabile per costruire una società più inclusiva ed equa.

Per comprendere cosa ne pensano i partiti, abbiamo provato ad analizzare e a mettere a confronto, per quanto possibile, i programmi della «scuola elettorale», ovvero le proposte in tema d’istruzione elaborate dalle forze politiche in vista delle elezioni del 25 settembre 2022.

Per offrire al lettore un quadro il più possibile sintetico ma insieme completo e chiaro, abbiamo elaborato alcuni indicatori (lo spazio dedicato all’argomento; la posizione occupata, il numero di proposte, eccetera) e realizzato dei word cloud. Il risultato della ricerca è disponibile (e scaricabile) qui sotto.

In sintesi possiamo dire che la lettura comparata dei programmi elettorali ci dice che la scuola, e più in generale il nostro sistema di formazione, non è assente, almeno a parole, dall’agenda di chi si candida a governare il Paese. Le proposte sono tante, anzi tantissime. Alcune sembrano patrimonio comune, altre ovviamente si differenziano fortemente poiché rimandano a orizzonti politici spesso distanti tra loro. Visioni opposte si registrano in particolare su temi strategici quali il ruolo delle famiglie, il rapporto pubblico-privato, la relazione scuola-lavoro, la valutazione, i modelli pedagogici di riferimento, l’apertura ai territori: chi vorrà approfondire potrà trarre le proprie conclusioni.

Tutte le proposte hanno però il limite di ridursi ad annunci, meri slogan privi d’indicazioni (anche di massima) circa gli obiettivi, le tempistiche, i costi, le possibili coperture. Inoltre, il capitolo dedicato all’istruzione giunge mediamente a metà, quando non alla fine, dei rispettivi programmi, senza riconoscere al tema trattato – a livello di agenda elettorale – quella priorità strategica che dovrà necessariamente avere nel prossimo Parlamento.

Le promesse però restano, insieme alla speranza che non si risolvano in mera propaganda: vedremo che ne sarà di loro nella prossima legislatura. Resta soprattutto il lavoro di tanti che, dentro e fuori la scuola, indicano da tempo la strada per il tanto auspicato e urgente rilancio: un obiettivo, questo sì, da prendere alla lettera.