Largo alla comunità educante di Tor Bella Monaca
Il cantiere di Largo Mengaroni è stato accompagnato da una diffusa campagna di comunicazione sociale, promossa negli spazi concessi gratuitamente dal Comune nel quadro dell’accordo di sponsorizzazione, che vedrà comparire su alcuni dei più importanti spazi pubblicitari di Roma i volti della Tor Bella Monaca che non fa notizia, come recita lo slogan scelto per l’occasione. A testimoniare l’esistenza di un quartiere anche ricco e vitale saranno Pietro, da 35 anni maestro presso l’Istituto Melissa Bassi, Giulietta, attivista sul territorio e docente del Liceo Amaldi, e Simona, che vive a Tor Bella Monaca con la sua famiglia.
Un’occasione importante per capovolgere la narrazione a senso unico del quartiere, che con il suo carico di negatività finisce per gravare ulteriormente sui suoi abitanti, e in particolare sui giovani, alimentando un circolo vizioso fatto di stigma sociale, disaffezione e disimpegno.
Da quassù si vede il mare
il web documentario che racconta Tor Bella Monaca
Dal tetto di una delle torri di Tor Bella Monaca, facendosi largo tra la selva di antenne e saltando il basso parapetto, lo sguardo può spaziare su tutta Roma, sfondando gli argini di una periferia grigia e opprimente. C’è chi sostiene che da lassù si intraveda addirittura il mare. Ma forse è solo la sua promessa. Una speranza tra le tante che scandiscono la storia di Tor Bella Monaca e la vita dei suoi abitanti, da sempre. Era il 1983 quando vennero consegnate le prime chiavi degli alloggi popolari appena realizzati: Tor Bella Monaca sembrava la concretizzazione di un sogno, una terra promessa per tante famiglie senza casa. La realtà si rivelò fin da subito molto diversa, perché nel nuovo e ambizioso quartiere non c’era nulla o quasi, tutto andava conquistato, lotta dopo lotta. Da quassù si vede il mare ripercorre questi quattro decenni sofferti e vitali, seguendo il filo rosso che li tiene insieme: il carattere indomabile di una comunità decisa a far valere il proprio diritto a una vita dignitosa. Lo fa attraverso la formula del web-doc immersivo e interattivo, che chiede allo spettatore di uscire dalla propria passività per trasformarsi in esploratore del passato e del presente di un quartiere che vuole liberarsi dai pregiudizi. Il documentario si snoda lungo quattro capitoli, che dalla nascita del quartiere arrivano fino al ritratto dell’attuale comunità educante, mettendo insieme video, foto, interviste, testimonianze e materiale di archivio. Un affresco corale che restituisce a Tor Bella Monaca una tridimensionalità troppo spesso negatagli dalle cronache.
“Da sempre le parole mi incuriosiscono e mi attraggono. Per la loro storia, per come cambiano colore a seconda del tono o del contesto, per come Trovano la strada per dare corpo a qualcosa che, senza loro, non ci sarebbe. Le parole Possono creare la realtà: ma bisogna entrarci dentro bene, per capirlo. E così sono entrata Nella parola «comunità», per scoprirne il valore: lo scambio, la relazione da più punti di vista”
Giulietta Stirati, docente di lettere e latino presso il Liceo “E. Amaldi” di Tor Bella Monaca