Ecco una foto di classe destinata a rimanere nella storia. Il tradizionale ritratto di fine anno rivisitato in chiave Covid 19: «Lontani ma vicini, distanti ma uniti. Comunque insieme, IV B». L’ha scattata davanti alla Scuola Cesare Battisti di Roma il fotografo Giulio D’Adamo, papà di una delle allieve. Uno dei tantissimi genitori che in questi mesi si sono dati da fare, in molti modi diversi, per contribuire a far funzionare la scuola nell’emergenza: aiutando i propri figli a usare Pc e tablet, stabilire connessioni, fare i compiti, mantenere i collegamenti con insegnanti e compagni di classe.
Una così ampia manifestazione di genitorialità positiva non si era mai vista, e ha avuto se non altro il merito di mostrare quale contributo prezioso può portare questa componente (a volte negletta) della comunità educante. Un ruolo importante è stato assolto in particolare dai genitori organizzati in associazioni e comitati genitori, come raccontiamo in «Roma Scuola Aperta», il Vademecum per creare scuole più partecipate realizzato in collaborazione con il MOVI e con la Rete romana delle Scuole Aperte. In molti casi sono state proprio queste associazioni ad attivarsi per segnalare situazioni di particolare disagio, trovare Pc, tablet e connessioni per chi non li aveva, rispondere a bandi, avviare percorsi di sostegno.
Ed è proprio all’interno di alcune associazioni genitori che è cominciata a circolare già qualche settimana fa l’idea di organizzare oggi, lunedì 8 giugno, giorno di chiusura dell’anno scolastico più travagliato della nostra storia, un’iniziativa pubblica davanti alle scuole, nelle piazze, nei giardini, al grido di Apriti, Scuola! Un incontro finalmente in presenza (ma in sicurezza) dopo lunghi e faticosi mesi di DAD, un importante rito di passaggio per bambini e ragazzi, e insieme un’occasione per fare massa critica e richiamare la politica alle sue responsabilità. L’iniziativa, si legge nel comunicato, è stata organizzata «per chiedere la riapertura in presenza e in sicurezza a settembre e la partenza immediata di una riflessione seria sulla scuola post-covid, che tracci il modello di una scuola nuova, aperta, più ricca, dialogante con il territorio e al centro delle politiche della città, diffusa anche al di fuori degli edifici scolastici, che metta al centro i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, i loro diritti e le loro esigenze». Un centinaio gli appuntamenti organizzati nella Capitale da associazioni storiche, comitati di genitori formalizzati e gruppi informali, con una proposta molto varia e ricca di attività che va dalle biciclettate alla piantumazione di alberi, dai laboratori creativi alla musica, Un piccolo assaggio dello straordinario valore aggiunto che i genitori possono portare (e in parte già portano) alla scuola.
Scrive Gianluca Cantisani, presidente del Movi, nell’introduzione al Vademecum: «A Roma sono già alcune decine le scuole che hanno aperto alla partecipazione dei propri studenti, dei genitori, dei cittadini del territorio, che tengono aperta la scuola al pomeriggio, la sera, il sabato, la domenica, l’estate. Per svolgere anche attività di ampliamento dell’offerta formativa ma soprattutto per farsi terreno d’incontro al di fuori dell’orario scolastico tra ragazzi, cittadini, realtà di volontariato e del terzo settore. Veri e propri poli civici, dove si costruisce la comunità educante». Il Vademecum che qui rendiamo disponibile spiega come fare. Affinché l’8 giugno non sia l’ultimo giorno, ma un nuovo inizio per rendere la scuola più aperta e partecipata.