A casa, in ufficio, in auto e perfino in tasca… la tecnologia sta radicalmente cambiando il nostro modo di vivere, diventando ormai parte integrante della nostra vita: lavoro, tempo libero e relazioni sociali sono solo alcuni degli aspetti fortemente influenzati da una rivoluzione digitale partita nei lontani anni ‘50. Ma cosa succede se impieghiamo queste enormi risorse a favore dell’educazione?

Anche a scuola, e in particolare in quella primaria, la tecnologia può rivelarsi un valido supporto  nello studio e nell’apprendimento. Come? Grazie a videotutorial, esercizi interattivi, compiti dinamici e l’uso di piattaforme online (“Classroom” di Google o “G suite for education”) che, se integrati con intelligenza ad un programma di studio ben strutturato, possono arricchire e facilitare l’esperienza di apprendimento.

Di recente, il colosso giapponese Sony ha condotto un sondaggio proprio sull’utilizzo della tecnologia video nel settore dell’education, coinvolgendo 123 partecipanti in tutta Europa fra tutor, professori e docenti. Dallo studio è emerso che oltre l’87% dei professionisti del settore utilizza contenuti video come parte integrante delle lezioni o dei seminari; il 43% consente agli studenti di inviare i propri elaborati in formato video; il 29% fornisce strumenti di studio basati su video e un ulteriore 30% manifesta l’intenzione di voler integrare questi strumenti nell’immediato futuro.

Sony mette in luce, quindi, l’importanza strategica di andare oltre i tradizionali metodi di insegnamento e investire in tecnologie video che in futuro rivestiranno un ruolo sempre più centrale nel mondo dell’educazione.

La diffusione di device tecnologici  dedicati all’apprendimento, inciampa però nel nostro paese su un mancato piano di investimento nelle strutture scolastiche: affinché determinate risorse funzionino, le scuole dovrebbero essere dotate di aule laboratorio e di tecnici specializzati, mentre una formazione digitale specifica andrebbe dedicata a professori e personale scolastico – tra cui si riscontra non di rado un certo scetticismo riguardo gli effetti positivi di modalità più tecnologiche in campo educativo. La Fondazione Paolo Bulgari è attenta al tema dell’utilizzo delle tecnologie e dei linguaggi digitali a scuola: saperli impiegare, dosandoli, per rafforzare e rendere più appetibile ai ragazzi il piano didattico, può essere una risorsa importante anche per favorire processi di inclusione e contrastare la dispersione scolastica.