«Ogni periferia infelice è diversa dalla altre, che sono altrettanto infelici ma ciascuna nel suo modo peculiare», ha lasciato scritto Carla Melazzini («Insegnare al principe di Danimarca») parafrasando il celebre incipit di Anna Karenina. Con il passare del tempo le vicissitudini e le peculiarità di ciascun quartiere fragile – nascita, prime gioie e primi problemi, battaglie, conquiste, abbandono – finiscono per essere dimenticate da tutti, a volte perfino dagli stessi residenti, cancellate da una rappresentazione emergenziale, uguale dappertutto, che fa di ogni quartiere infelice una Periferia tout court. Un racconto buono per tutte le stagioni, fatto di titoli ad effetto, parole d’ordine, etichette,(degrado, criminalità, paura), che finisce per coprire ogni altra voce, racconto, vicenda peculiarità, eccezione, e per annegare la vita dei suoi abitanti in una melassa indistinta fatta di stigma, vergogna, disimpegno, menefreghismo. «Raccontare un’unica storia crea stereotipi – ha scritto Chinamanda Ngozi Adiche – e il problema degli stereotipi non è tanto che sono falsi, ma che sono incompleti. Trasformano una storia in un’unica storia».
Il merito del web-documentario «Da quassù si vede il mare» – presentato in anteprima al MAXXI sabato scorso davanti a 250 persone, in larga parte provenienti da Tor Bella Monaca – è proprio quello di provare a restituire al quartiere la sua memoria viva, le voci dei suoi abitanti, e le tante diverse storie dei suoi protagonisti di ieri e di oggi. «Profondo e sincero ringraziamento per le persone che hanno contribuito a realizzare questo lavoro – ha lasciato scritto Luca al termine di due ore di proiezione e dibattito al MAXXI, davanti a una platea composita di residenti, educatori, insegnanti, attivisti, operatori, dirigenti scolastici, architetti, urbanisti – Mi hanno fatto scoprire cose sul mio quartiere che nemmeno io conoscevo. Sapere di più sulla sua storia mi fa pensare a quanto devo essere orgoglioso di essere nato e cresciuto lì. Quando penso a torbellamonaca penso a casa mia. Una bella fetta della mia personalità viene da lì. Credo che tutte le persone in questa sala sono tasselli importanti nel quartiere e nella città e che continuare a lavorare per la crescita del nostro territorio è per noi un dovere nei confronti del prossimo». I primi due capitoli del webdoc sono disponibili da ieri sul sito www.torbellamonaca.com, gli altri tre saranno rilasciati nelle prossime settimane.
Vivi complimenti agli autori del collettivo Croma: Valerio Muscella e Francesco Rossi per la regia, Yari Ranucci per la produzione-comunicazione, Martino Bresin responsabile dell’architettura web, Angela Nittoli per il lavoro di montaggio e Sebastian Comelli per grafica. Grazie a Francesco Montillo per la preziosa consulenza storica, a Teche Rai, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS, e Comitato di quartiere ‘Nuova Tor Bella Monaca’, per le tante immagini d’epoca. Promosso dalla Fondazione Paolo Bulgari in media partnership con La Repubblica, il webdoc nasce all’interno del Cantiere di Rigenerazione Educativa CRESCO. Un intervento articolato che intende sostenere i cantieri di rigenerazione fisica degli spazi (la riqualificazione di Largo Mengaroni e del giardino della scuola Melissa Bassi) e di rigenerazione educativa (il lavoro nella scuola e nel territorio), con un’operazione di narrazione rigenerativa volta a rilanciare il senso di appartenenza, e a riannodare i tanti fili della comunità educante.